a cura di Domenico de Chirico
Dal 18 novembre al 18 dicembre 2022
Orari: venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 20
Presso lo spazio di Borgo delle Colonne 28, Parma
Ingresso gratuito
Inaugurazione: venerdì 18 novembre, dalle 20.30
Con la presenza dell’artista Luca Gilli
Live audio/video di Fana, alle 21.15 e alle 23
Bar di Santeria Milano
Dj set di People in Organs e Ibrido Perfetto
Live di Sanbo Kojin
Venerdì 18 novembre inauguriamo la seconda mostra di fotografia dei tre artisti vincitori del premio La Nuova Scelta Italiana, istituito per individuare ogni anno tre fotografi affermati che BDC – Bonanni Del Rio Catalog ritiene possano essere o diventare gli eredi dei grandi Maestri della fotografia italiana. Il premio, che si avvale di una prestigiosa advisory board di esperti, è stato quest’anno assegnato a Silvia Camporesi, Luca Gilli e Francesco Jodice.
La parola Umwelt significa “ambiente” o “mondo circostante” e indica l’“universo soggettivo”. Per la teoria dell’Umwelt la mente e il mondo sono inscindibili poiché sovente la mente interpreta necessariamente il mondo a beneficio dell’organismo.
Con la sua visione personale Gilli ci dimostra come la luce riesca a modificare la percezione dello spazio. I suoi soggetti sono marginali e in divenire, spesso trovati negli interni in costruzione e nei cantieri edili di ogni tipo. In queste location sembra fotografare il nulla e l’assenza, “spazi e cose al di là della funzione e della materia” ma la forza con cui le sue opere coinvolgono l’osservatore dimostra e mostra un’intensa realtà, intangibile ma vera.
Le Cannibale disegna la soundtrack di questa serata, con 2 live performance (alle 21.15 e alle 23) con la presentazione in anteprima nazionale di “More than Ever”, il live audio/video di Fana, artista noto per il suo complesso utilizzo di strumenti inusuali e per l’attiva sperimentazione di suoni nell’ambito dell’elettronica.
Luca Gilli
Al lavoro artistico di Luca Gilli (Reggio Emilia 1965) si applica in modo esemplare la famosa citazione di Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. La macchina fotografica è un prolungamento dei suoi occhi spalancati, da mente e fantasia, sul confine dell’invisibile. I suoi soggetti sono marginali e in divenire, spesso trovati negli interni in costruzione e nei cantieri edili di ogni tipo. In queste location, per lo più vuote, sembra fotografare il nulla e l’assenza, “spazi e cose al di là della funzione e della materia” ma la forza con cui le sue opere coinvolgono l’osservatore dimostra e mostra un’intensa realtà, intangibile ma vera.
Luca Gilli si concentra sull’etimo stesso della fotografia ‘scrivere con la luce’ e mette questo prodigioso fenomeno fisico al servizio della sua immaginazione. Con la sua tecnica, che predilige la sovraesposizione, Gilli ci dimostra come la luce riesca a modificare la percezione dello spazio. Il bianco primordiale che caratterizza le sue opere illumina geometrie sfuggenti, se si cerca di comprendere cosa si ha davanti, e, nel contempo, illumina un gioco effimero di luci e ombre, se ci si abbandona all’impulso introspettivo del mistero.
“Utilizzare la fotografia e, quindi l’impronta della luce, con la sua ambiguità intrinseca, per provare a eludere la gravità e le certezze, per riconsegnare al silenzio della mente alcune delle figure primarie di un cammino reale”. Non è interessato alla bellezza dell’edificio finito, ma al luogo caotico del cantiere, agli spazi anonimi e indistinguibili, dove insieme agli spigoli e alla prospettiva si elude anche la tensione intrinseca.
L’eccesso di luce cambia i canoni della prospettiva classica, impone una bidimensionalità senza scala di riferimento, in cui ci si perde e si accoglie una dimensione metafisica irruente come il lampo di luce che colpisce la pupilla. Lo straniamento che ne consegue si allenta in un’immersione nel bagliore astratto, che a volte viene utilizzato dall’artista come palcoscenico per sagome di colore, punti di riferimento percettivo in quegli anonimi spazi.
Tra i numerosi progetti: Silenzi di forme del 2002 dedicato al Parco dei Cento Laghi sull’Appennino, la natura che Gilli ama, difende e frequenta professionalmente – è laureato in scienze naturali – diventa un soggetto poetico che svela l’essenza di un bosco o di un lago nel microcosmo della natura; del 2011 è il volume Blank, un’affermazione della sua sintassi visiva con l’essay scritto dal curatore di fama internazionale Quentin Bajac; del 2016 è Incipit , la pubblicazione dello straordinario lavoro sul padiglione della Santa Sede a EXPO 2015, dettagli di una costruzione in progress annegata nella sovraesposizione metafisica di Gilli.