• Umwelt / Luca Gilli

BDC 71
Premio La Nuova Scelta Italiana,
edizione 2022

Venerdì 18 novembre inauguriamo la seconda mostra di fotografie dei 3 artisti vincitori del premio La Nuova Scelta Italiana, che BDC – Bonanni Del Rio Catalog ha istituito per individuare ogni anno tre fotografi affermati che ritiene possano essere o diventare gli eredi dei grandi Maestri della fotografia italiana. Il premio, che si avvale di una prestigiosa advisory board di esperti, è stato quest’anno assegnato a Silvia Camporesi, Luca Gilli e Francesco Jodice.

La parola tedesca Umwelt, da cui il titolo della mostra, significa “ambiente” o “mondo circostante” e, secondo Jakob von Uexküll, Max Scheler e Thomas A. Sebeok, coloro che hanno teorizzato tale principio, costituisce inconfutabilmente “il fondamento biologico che sta nell’esatto epicentro della comunicazione e del significato dell’animale-uomo (e non)” e in termini più generici indica l’ “universo soggettivo”. Esso è anche il mondo semiotico, quello fatto di segni e relative significazioni, ricco di aspetti importanti per il sostentamento di ogni particolare organismo che lo compone. Quest’ultimo, a sua volta, ricrea e conferisce una forma al proprio Umwelt nel momento stesso in cui interagisce con il mondo vigente. In questo meccanismo ciclico, chiamato “circolo funzionale”, la teoria dell’Umwelt afferma che la mente e il mondo sono indissolubilmente inscindibili poiché sovente la mente interpreta necessariamente il mondo a beneficio dell’organismo.

dal testo del curatore Domenico de Chirico

Luca Gilli

Al lavoro artistico di Luca Gilli (Reggio Emilia 1965) si applica in modo esemplare la famosa citazione di Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. La macchina fotografica è un prolungamento dei suoi occhi spalancati, da mente e fantasia, sul confine dell’invisibile. I suoi soggetti sono marginali e in divenire, spesso trovati negli interni in costruzione e nei cantieri edili di ogni tipo. In queste location, per lo più vuote, sembra fotografare il nulla e l’assenza, “spazi e cose al di là della funzione e della materia” ma la forza con cui le sue opere coinvolgono l’osservatore dimostra e mostra un’intensa realtà, intangibile ma vera.

Luca Gilli si concentra sull’etimo stesso della fotografia ‘scrivere con la luce’ e mette questo prodigioso fenomeno fisico al servizio della sua immaginazione. Con la sua tecnica, che predilige la sovraesposizione, Gilli ci dimostra come la luce riesca a modificare la percezione dello spazio. Il bianco primordiale che caratterizza le sue opere illumina geometrie sfuggenti, se si cerca di comprendere cosa si ha davanti, e, nel contempo, illumina un gioco effimero di luci e ombre, se ci si abbandona all’impulso introspettivo del mistero.

“Utilizzare la fotografia e, quindi l’impronta della luce, con la sua ambiguità intrinseca, per provare a eludere la gravità e le certezze, per riconsegnare al silenzio della mente alcune delle figure primarie di un cammino reale”. Non è interessato alla bellezza dell’edificio finito, ma al luogo caotico del cantiere, agli spazi anonimi e indistinguibili, dove insieme agli spigoli e alla prospettiva si elude anche la tensione intrinseca.

L’eccesso di luce cambia i canoni della prospettiva classica, impone una bidimensionalità senza scala di riferimento, in cui ci si perde e si accoglie una dimensione metafisica irruente come il lampo di luce che colpisce la pupilla. Lo straniamento che ne consegue si allenta in un’immersione nel bagliore astratto, che a volte viene utilizzato dall’artista come palcoscenico per sagome di colore, punti di riferimento percettivo in quegli anonimi spazi.

Mostra

dal 18 novembre al 18 dicembre 2022
Orari: venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 20
Presso Colonne28, Parma
Ingresso gratuito

Inaugurazione:

Sabato 18 novembre, dalle ore 18.30
Con la presenza dell’artista Luca Gilli

A seguire: serata musicale a cura di Le Cannibale
bar di Santeria Milano

Umwelt – Testo di Domenico de Chirico

Il bianco è all’unanimità considerato il colore più chiaro poiché, presentandosi come acromatico, riflette e sparge integralmente tutte le lunghezze d’onda visibili tipiche della luce naturale. Questa caratteristica del colore “non colore” per eccellenza, la sua apertura prismatica, la sua accoglienza nebulosa sono aspetti preponderanti
e incisivi nel lavoro di Luca Gilli, nel quale è possibile intravedere sia una sensibilità dichiarata nei riguardi delle caratteristiche strutturali dei fenomeni prima acromatici poi cromatici sia la volontà di esprimere sapientemente una forma particolare
e specifica di esperienza del colore in tutte le sue manifestazioni.

Mediante un accurato studio della fisiologia dei processi della visione e la volontà ferrea di scandagliare il rapporto che sovente intercorre tra teorie personali ed esperienza, altresì definita ricerca empirica, alla scoperta di ciò che egli stesso definisce “nodi di fenomeni”, Luca Gilli rintraccia egregiamente, per l’appunto, quel punto nodale in cui una zona chiara confina con un’altra più scura fino a superarlo, dal momento che, per dirla con Johann Wolfgang von Goethe in relazione al suo saggio del 1810 intitolato “La teoria dei colori”, affinché il colore sorga, è necessario un margine dove la luce e l’oscurità possano incontrarsi per poter dar vita al colore.

Appassionato di colorimetria, quella disciplina che si occupa di normalizzare
la misurazione del colore attraverso lo studio dei modelli di colore stesso e partendo dal presupposto scientifico secondo cui l’occhio umano è in grado di percepire solo tre attributi relativi alla luce, ovvero: tonalità o tinta, saturazione e luminosità
o brillanza – incrocio triade dalla cui fusione nasce il colore – Luca Gilli, diviene così maestro di magnificente brillanza perfettamente in grado di definire, mediante la sua accezione personale di fotografia, tutto ciò che può essere considerato “indefinibile”, facendosi così portavoce di una elegante, completa e specifica esperienza del colore, includendo i suoi diversi momenti di manifestazione e le sue diverse componenti, dalla sua struttura materiale fino alla sua esaltazione immaginifica e simbolica. Gli oggetti delle sue fotografie sembrano messi a nudo dall’ondata di luce di cui sono impregnati, essi permangono nudi in un campo spaziale che definisce l’indefinito e viceversa, in cui tutto sembra essere già detto o in cui ogni cosa comincia a dirsi in quell’attimo iniziatico e ripetutamente istante per istante. All’insegna di nuove e sempre più sorprendenti prospettive volte alla destrutturazione dello spazio, la sovraesposizione si fa così tanto soave e decisa da rendere etereo tutto ciò che tocca, fra luoghi comuni e relativi oggetti, talvolta amorfi, gentilmente immortalati e sapientemente illuminati.

La potenza divina e profonda, fulgida e sfolgorante di tale candore viene così inframezzata da lampeggianti impulsi cromatici che si presentano impetuosi e autarchici seppur dipendenti dalla luce che vi si staglia addosso. È dunque in questo bagliore evanescente che ogni cosa presente in esso e al di fuori di esso trova la sua pausa nobile e catartica.

Luca Gilli è colui che mediante la fotografia pratica la φρόνησις (phronesis), nella sua accezione aristotelica, coadiuvando saggezza ed empirismo e rendendoli imparzialmente protagonisti indiscussi di un proscenio che viene di volta in volta sorprendentemente e sapientemente illuminato.

Ed è secondo tali precetti che nasce Umwelt, nuovo capitolo espositivo di Luca Gilli che prende forma presso gli spazi espositivi pressoché unici e strabilianti di BDC a Parma.

La parola tedesca Umwelt, da cui il titolo della mostra, significa “ambiente” o “mondo circostante” e, secondo Jakob von Uexküll, Max Scheler e Thomas A. Sebeok, coloro che hanno teorizzato tale principio, costituisce inconfutabilmente “il fondamento biologico che sta nell’esatto epicentro della comunicazione e del significato dell’animale-uomo (e non)” e in termini più generici indica l’ “universo soggettivo”. Esso è anche il mondo semiotico, quello fatto di segni e relative significazioni, ricco di aspetti importanti per il sostentamento di ogni particolare organismo che lo compone. Quest’ultimo, a sua volta, ricrea e conferisce una forma al proprio Umwelt nel momento stesso in cui interagisce con il mondo vigente. In questo meccanismo ciclico, chiamato “circolo funzionale”, la teoria dell’Umwelt afferma che la mente e il mondo sono indissolubilmente inscindibili poiché sovente la mente interpreta necessariamente il mondo a beneficio dell’organismo. Metaforicamente, tutti questi elementi vengono così gentilmente
incitati ad esercitare una connivenza amena auspicabilmente inscalfibile, edificante e armoniosa in una città inespugnabile che tanto ci ricorda quella votata al sole, inteso in senso metafisico, teorizzata da Tommaso Campanella, in cui imperano erudizione, conoscenza teorica e pratica, educazione, creatività e saggezza. Non sono forse questi i cardini che costantemente guidano la ricerca di Luca Gilli illuminandola con un leggero e delicato vento di rinnovamento perpetuo?

Pertanto, Umwelt fa riferimento all’armonia ineccepibile che intercorre tra domande e risposte, bene e male, buono e cattivo e costituisce fattualmente la vita e la realtà dell’essere vivente e non, dal momento che: «dicono che è gran dubbio sapere se ‘l mondo fu fatto di nulla o delle rovine d’altri mondi o del caos; ma par verisimile che sia fatto, anzi certo».* Percorrendo una via la cui scepsi si fa sempre più radicale, Luca Gilli, senza mai dimenticarsi dell’interazione tra il sistema ricettivo e quello reattivo, punta i riflettori, senza timore alcuno, su tale proscenio, irradiandolo, esaltandone sensibilmente gli aspetti cognitivi e liricizzando, in chiave estetica, tutto ciò su cui egli concentra la sua attenzione, regalandoci, così, nuove e inattese prospettive visive e innovative, stimolanti e plausibili chiavi di lettura del mondo e della vita, quest’ultima, al tempo stesso, inspirante, espirante, inanimata.

Catalogo della mostra ISBN 979-12-210-2189-9